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31 Dicembre, pomeriggio: in attesa della notte in bianco, Riente va a letto per un sonnellino. Riapre gli occhi undici ore dopo. Dovrebbe essere già il 2020, ma il tempo sembra invece attorcigliarsi su se stesso, in un ciclo in cui non ci sono più date e calendari, ma solo minuti, ore, giorni, settimane, appuntamenti. Da qui in poi, inizia un'improbabile indagine alla ricerca dell'anno svanito, sorretta da una colonna sonora onnipresente (in primo piano, o nascosta tra le righe) e da una "voracità" lessicale che attinge dai linguaggi della poesia, della scienza, della musica, del cinema e dell'informatica. Immerso in un'atmosfera fanta-filosofica, "surreale senza surrealismo", L'anno della clessidra orizzontale racconta un quotidiano onirico, che si scontra con la "cruda realtà" della fantasia, seguendo il sentiero inaugurato da maestri come Buzzati e Landolfi. Con uno stile pop-reazionario, tra dialoghi fulminanti, dal ritmo hollywoodiano, e squarci di cinico sarcasmo, che ricordano certi aforismi caustici di Flaiano e Longanesi, l'autore insegue il falso movimento di un mondo dove "non c'è più religione, ma tanta spiritualità". Una società paradossale, dove tutti i discorsi lasciano il tempo che trovano e dove "tutto ciò che è complicato, diventa semplice, mentre tutto ciò che dovrebbe esser semplice, diventa all'improvviso tremendamente complicato".